Borsa valori

La Borsa Valori è il luogo dove si incontrano la domanda e l’offerta di determinati beni, dunque il luogo dove si forma il prezzo indicativo per tutti.

I beni, oggetto delle contrattazioni, possono essere anche merci, in questo caso si chiamerà Borsa Merci.

La maggiore notorietà e importanza spetta alla Borsa Valori, quella, dove si trattano i cosiddetti valori mobiliari.

La Borsa, finisce con l’essere un vero e proprio barometro dell’economia (importante per le scelte di politica sociale ed economica dei Governi e delle Istituzioni), in quanto, oltre ad indicare le aspettative di stabilità, di crescita o di crisi delle singole aziende, tende ad indicare le aspettative delle varie aziende considerate nel loro insieme. In tal senso ritornano particolarmente utili i più comuni Indici (Mib, Dow Jones, Nikkei), i quali altro non rappresentano che la media (rilevata nell’ambito dei vari Paesi) dei prezzi dei singoli valori considerati in una determinata unità di tempo, sia in generale sia in un determinato settore.

La Borsa, inoltre, è anche il luogo dove le aziende, grazie al risparmio conferito direttamente soprattutto dalle famiglie (non indirettamente dal sistema bancario attraverso le classiche operazioni bancarie di finanziamento), si capitalizzano per effettuare gli investimenti funzionali al proprio sviluppo e a quello più generale dell’economia.

Per valori mobiliari si intendono le azioni, le obbligazioni (sia quelle emesse dallo Stato, sia quelle emesse dalle aziende), i diritti di opzione legati agli aumenti di capitale delle società, i warrant, le option ed i future.

Un’azione, rappresenta un pezzetto di una determinata azienda costituita in società per azioni, mentre il valore dell’azione determinatosi durante le contrattazioni di Borsa rispecchia il valore di ciascuna azienda secondo il pensiero degli investitori. Tale valore deriva, per un verso, dalla valutazione del patrimonio dell’azienda e, dall’altro dalla sua potenzialità di produrre reddito nel futuro.

Proprio negli ultimi tempi questa seconda base per l’attribuzione del prezzo ha portato alla ribalta della cronaca non specialistica casi di eclatante incremento di valore.

È il caso di Finmatica, la quale ha visto innalzare la propria valutazione di oltre il 600% in poche ore. Tale incremento si fonda sulle aspettative di sviluppo del settore della tecnologia informatica nel quale opera questa azienda.

Basta recarsi presso la propria banca di fiducia, aprire un conto corrente di corrispondenza ed un dossier nel quale verranno custoditi ed amministrati i titoli che si acquisteranno

Per acquistare le azioni è necessario sottoscrivere l’acquisto presso l’ufficio competente della banca.
Successivamente via posta perverrà il contratto da cui risulteranno i titoli acquistati dal cliente attraverso la banca (chiamato nota informativa o fissato bollato)

I titoli acquistati verranno inseriti nel dossier e contemporaneamente verrà addebitato il conto corrente dell’intestatario, nel quale avrà nel frattempo versato i fondi necessari alla copertura delle operazioni.

In alternativa ci si può rivolgere anche a una SIM (Società di Intermediazione Mobiliare), intermediario, quasi sempre partecipato da una banca che opera direttamente in borsa e che ha sostituito i vecchi agenti di cambio.

Principalmente azioni.
Le azioni sono documenti che rappresentano quote del capitale sociale di società per azioni (S.p.A).

Chi li possiede è socio a tutti gli effetti di tali società ed ha vantaggi (può percepire un utile ogni anno, detto dividendo) e svantaggi (può invece subire perdite anche pari all’investimento totale, nel caso in cui la società non ottenga un utile ma una perdita).

Le azioni si suddividono in:

  • ordinarie: sono nominative e sono quelle più diffuse; chi le possiede ha diritto a una parte proporzionale degli utili netti aziendali; a una parte del patrimonio netto sociale in caso di liquidazione o scioglimento della società; ha il diritto di opzione, ovvero di poter acquistare prima di terzi nuove azioni o obbligazioni convertibili della S.p.A. e il diritto di voto nelle assemblee;
  • privilegiate: nominative, attribuiscono un privilegio nella distribuzione degli utili ovvero nel rimborso del capitale in caso di scioglimento o liquidazione della società (in sostanza, gli azionisti privilegiati vengono “pagati” prima degli ordinari). Il diritto di voto è valido solo nelle assemblee straordinarie (cioè nel caso di modifiche dell’atto costitutivo, emissione di prestiti obbligazionari, nomina e poteri dei liquidatori ecc.). Le azioni privilegiate tuttavia non possono superare la metà del capitale sociale;
  • di risparmio: sono azioni che possono essere emesse solo da società quotate in borsa e per un ammontare, insieme alle eventuali privilegiate, non superiore alla metà del capitale sociale. Chi li possiede non ha diritto di voto nelle assemblee dei soci, ma può partecipare all’assemblea degli azionisti di risparmio, in cui viene nominato un rappresentante comune che presenzia alle assemblee della società. Il principale vantaggio delle azioni di risparmio consiste nella redditività: rispetto alle altre azioni vi è un reddito minimo e certo sul valore nominale delle azioni di risparmio stesse e a un dividendo, nel caso di ulteriori utili da distribuire, maggiore rispetto alle azioni ordinarie. In caso di scioglimento della società le azioni di risparmio vengono rimborsate prima delle altre. A seguito di riduzione di capitale sociale per perdite, prima vengono svalutate le azioni ordinarie e solo successivamente ed in maniera minore le azioni di risparmio. Non sono nominative ma al portatore.

Un’azione ha tre tipi di valore:

  • nominale: pari al capitale sociale diviso il numero delle azioni; è “il valore facciale” dell’azione;
  • patrimoniale: molto sinteticamente pari ai mezzi propri (l’intero capitale netto aziendale) più le plusvalenze dei vari cespiti patrimoniali (guadagno effettivo in caso di vendita immobili, brevetti, impianti, partecipazioni ecc., generalmente iscritti in bilancio per il loro costo storico di acquisto);
  • di borsa: è il valore che si crea ogni giorno in borsa dall’incrocio della domanda tra chi acquista azioni e dell’offerta di chi vende azioni.

Il nome "Borsa" si pensa derivi dal nome di un’antica famiglia di banchieri fiamminghi (probabilmente di origine veneta), i Van Der Burse.

Questi banchieri avevano uno stemma con tre borse scolpito sul frontale del loro palazzo, nel quale spesso si riunivano gli uomini di affari per contrattare.

Il riferimento etimologico, non trova corrispondenza nel mondo anglosassone, dove, la Borsa è denominata Stock Exchange.

La prima Borsa Valori istituita in Italia è quella di Venezia, che risale al 1600.

Lo sviluppo dei traffici commerciali, come nel caso di Venezia, portò alla costituzione della Borsa di Trieste nel 1775 (dopo oltre un secolo).

La Borsa di Milano, invece, è stata istituita solo nel 1808, ma è qui che hanno cominciato ad essere scambiati, non solamente documenti di merci e derrate, bensì titoli governativi e le prime azioni di società anonime (le attuali società per azioni).