Costruire la propria pensione

di Francesco Ingino

Economia e finanza | 

La nostra pensione è frutto di due principali elementi: a) la contribuzione che il lavoratore versa autonomamente o tramite il suo datore di lavoro al proprio ente previdenziale (contributi da primo pilastro); b) la contribuzione effettuata a mezzo di versamenti in fondi pensione (contributi da secondo e terzo pilastro).

Costruire la propria pensione

Il primo punto risente del rischio di non avere un’occupazione stabile nel corso del proprio percorso professionale. Questo rappresenta un problema, purtroppo, solo in parte rimediabile dal singolo lavoratore. Il secondo punto invece dipende, per la maggiore, dal comportamento del singolo lavoratore che ha la responsabilità di costruire la propria rendita pensionistica attraverso una serie di decisioni di investimento.

In questo senso, la pensione “si costruisce attraverso decisioni di investimento operate spesso ad inizio carriera lavorativa (o anche prima) che richiedono una minima alfabetizzazione previdenziale.

Prima di tutto occorre avere una stima, la più attendibile possibile, di quanto andremo a percepire come pensione in termini percentuali rispetto all’ultimo stipendio (tasso di sostituzione). Sapere che il nostro reddito si ridurrà del 20%, del 30% o del 50% ci pone di fronte a scenari molto differenti. Non a caso, con l’introduzione del sistema contributivo nel 1996 è entrato in vigore l’obbligo per gli enti previdenziali di comunicare ai propri scritti questa informazione fondamentale.

Come accennato, per sostenere il proprio reddito pensionistico l’adesione a un fondo pensione è fondamentale. I lavoratori dipendenti privati possono versare al proprio fondo pensione un contributo volontario che impegna il datore di lavoro a versare un contributo datoriale, secondo quanto previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro. La parte più rilevante della contribuzione è rappresentata dal trattamento di fine rapporto (TFR) che, in caso di non adesione ad un fondo pensione, viene destinato ad un Fondo Tesoreria istituito presso l’Inps (per le aziende con almeno 50 dipendenti) oppure resta in azienda (nel caso di aziende con meno di 5 dipendenti). La possibilità di adesione ad un fondo pensione con un contributo volontario è concessa anche per i lavoratori pubblici (sebbene con alcune peculiarità). Diverso è il caso dei lavoratori autonomi, i quali non hanno trattamento di fine rapporto (o servizio) né la possibilità di ottenere un contributo datoriale. La loro contribuzione al fondo pensione sarà quindi tutta su base volontaria.

Certamente, fare la scelta giusta a 30 anni per quanto ne avremo 66 e oltre è molto difficile, poiché ciascuno di noi è immerso nel presente (cosiddetto present bias), ma non è nemmeno impossibile. Diversi esperti suggeriscono di destinare al proprio fondo pensione una quota pari a circa il 10% della retribuzione lorda al fine di incassare in prospettiva una rendita adeguata (fonte de Il Sole 24 Ore).

Ovviamente non esiste una risposta valida per tutti, vista la varietà di posizioni individuali e il numero di variabili in gioco. Pertanto, ancora una volta, quando si parla di decisioni di investimento è sempre meglio avvalersi di una persona professionalmente preparata in grado di guidarci nelle scelte previdenziali, tra l’ampio ventaglio di possibilità dei fondi pensione.

Francesco Ingino
Ufficio Contabilità, Bilancio e Segnalazioni, Banca Monte Pruno
francesco.ingino@bccmontepruno.it