Relazione Convegno “Crisi Economica: minaccia e/o opportunità?”

Rotay o/c Sala Conferenze Gruppo Di Carlo

Il punto di... | 

INTRODUZIONE

Leggevo qualche settimana fa un interessante articolo sull’attuale situazione economica dal titolo “Un’estate da dimenticare, adesso ci vuole la crescita”, interessante proprio perché nel corso di quest’ultima estate è successo davvero di tutto, determinando situazioni e scenari macroeconomici che neanche nella crisi del’92/’93 si erano manifestati.

Provo, quindi, velocemente ad aggiungere tre elementi di riflessione a quanto già reso noto da giornali e media.

  1. Finanza pubblica italiana. La fotografia è semplice: a fine 2010 (dati Istat) l’Italia detiene 1.843 miliardi di debito pubblico contro un PIL di 1.548. Le entrate fiscali del Governo sono pari a 722 miliardi, le spese a 794 miliardi, di cui 70 miliardi per interessi (e siamo in un periodo di tassi compressi). L’Italia quindi è un Paese molto indebitato, che spende più di quello che incassa e che non cresce. Il saldo primario (ossia il saldo tra entrate e spese fiscali ma senza considerare gli interessi) è appena negativo, ma in forte diminuzione negli ultimi anni. La manovra correttiva di luglio e quella di agosto correggono i saldi annuali mirando al pareggio di bilancio ma, in assenza di crescita e con tassi di interesse sotto pressione, potrebbe essere uno sforzo non sufficiente. Va, quindi, avviato e annunciato al mercato un programma di progressiva riduzione del debito e contemporaneamente va introdotto nel meccanismo economico del Paese un enzima di crescita economica. Il primo passaggio è fondamentale: se non definiamo da soli il piano di rientro del debito (nei prossimi 10-20 anni) ce lo imporrà il mercato, in tempi non sostenibili. Il secondo passo, invece, facendo riferimento al sistema economico italiano, mi auguro che cominci al più presto la stagione delle riforme strutturali che possa portare la nostra economia su livelli di crescita adeguati e che la classe politica italiana aumenti quel senso di responsabilità verso la Nazione e chi la vive ogni giorno.
  2. La BCE ha sostenuto l’Italia nel suo sforzo di aggiustamento. Dal maggio 2010 ad oggi ha comprato 129 miliardi di euro di obbligazioni, di cui ben 56 tra il 12 agosto e il 2 settembre, inclusi titoli italiani e spagnoli. Immaginando che abbia acquistato 25 miliardi di titoli si può riflettere che essi sono pochi rispetto ai 1.843 di debito pubblico, ma molti come effetto annuncio e come fattore di stabilizzazione dei prezzi intorno alle aste. Il mercato lo sa e i trader ci lucrano, perche ogni volta che la BCE acquista loro chiudono la posizione per riaprirla dopo. E se la BCE decidesse di smettere? Forse non può più farlo.
  3. Il differenziale tra Titoli di Stato italiani e Titoli di Stato tedeschi a 10 anni ha assunto valori elevatissimi. Il signor Rossi, un cliente qualsiasi di una banca, può avere un mutuo a tasso fisso a tasso inferiore (pur includendo 1,25 di spread medio di mercato) a quelli dello Stato Italiano.

Questi elementi sono sintomatici della gravità, a mio avviso, della situazione che stiamo vivendo e che cercherò di trattare durante questo convegno, soprattutto per i riflessi generati sul nostro territorio.

DOMANDA 1: In che modo e in che misura il mondo bancario italiano ha contribuito, se ha contribuito, all’attuale momento di crisi e quale distinguo si sente, eventualmente, di fare tra banche di levatura nazionale e banche operanti in ambiti più ristretti?

Risposta: La crisi si è innescata nell’estate del 2007 dalle perdite registrate prima dagli intermediari che operavano in un segmento piuttosto circoscritto dell’industria finanziaria negli Stati Uniti, quello dei mutui sub-prime, e poi dagli operatori che avevano massicciamente investito in prodotti finanziari “strutturati”. Le turbolenze si sono rapidamente propagate ad altri comparti del sistema finanziario e ad altri paesi percorrendo, con moto spesso imprevedibile per direzione e velocità, il complesso sistema di comunicazione tra intermediari e mercati cresciuto con l’integrazione finanziaria globale. Ma la crisi ha messo in chiara evidenza, ancora una volta, come uno sviluppo sostenuto della finanza, se non accompagnato da un’adeguata gestione dei rischi, finisca per generare gravi disfunzioni nell’attività degli intermediari e dei mercati, con effetti disastrosi sull’intera economia.

Nel settembre 2008 il fallimento di Lehman Brothers, grande banca internazionale con ramificazioni a livello globale, ha reso la crisi più acuta, sistemica. Tra le istituzioni finanziarie si diffondeva la sfiducia a causa dell’incertezza sull’adeguatezza del livello di capitale delle grandi banche internazionali a fronteggiare una crisi di lunga durata; crescevano gli spread e il costo di rifinanziamento sui mercati. Il ricorso al capitale privato da parte degli intermediari diveniva più difficile, per alcuni impossibile. Il collocamento delle obbligazioni delle società si riduceva e diveniva più costoso. Crollavano i titoli azionari.

Un’acuta carenza di liquidità ha caratterizzato questa fase della crisi. I mercati di molti prodotti finanziari sono divenuti estremamente illiquidi e volatili. Le banche hanno iniziato a svalutare i propri portafogli e a ridurre la leva con la quale prestano le risorse alle imprese e alle famiglie.

Sulla base di queste considerazioni è facile affermare che la natura genetica di questa crisi è da ricercare nell’operatività spinta in prodotti finanziari strutturati da parte delle grandi banche, che, essendo troppo grandi, non potevano essere lasciate sole nel fallimento, ma sono state salvate dai singoli stati, con massicci interventi di salvataggio, finanziati, alla fine, dai contribuenti.

Sono convinto che diventa fondamentale osservare attentamente tutto ciò che è accaduto nel recente passato, per capire quali possano essere gli antidoti giusti per ripristinare un modello condiviso di crescita e sviluppo. Un antico proverbio ricorda che: “Quando sei caduto, non guardare il punto dove ciò è accaduto, guarda piuttosto dove hai iniziato a scivolare”.

Effettivamente in questo processo, le piccole banche, che operano solo in territori ben circoscritti e limitati geograficamente, non hanno assunto alcun ruolo nella generazione della crisi, in quanto la propria operatività è strettamente legata all’attività tradizionale di intermediazione creditizia, con scarsa propensione a transazioni finanziarie ad alto rischio.

Tuttavia, gli effetti della crisi sull’economia reale, tipica di questi ultimi due anni, ha avuto pesanti riflessi su tutti gli operatori economici, quindi, anche sulle banche locali, che si sono trovate ad operare con clienti in difficoltà nell’onorare gli impegni finanziari assunti con la propria banca.

DOMANDA 2: Quali sono le attività di un istituto di credito fortemente radicato sul territorio nell’attuale momento di crisi?

Risposta: Tra i principali interventi, a cui la nostra Banca ha aderito per sollevare i clienti in crisi, si ricorda:

  • la sospensione dei debiti alle piccole e medie imprese, la quale prevede tre specifiche misure in favore delle PMI: la sospensione per 12 mesi della quota capitale delle rate di mutuo, sospensione per 12 ovvero 6 mesi della quota capitale dei canoni di operazioni di leasing immobiliare o mobiliare e l’allungamento a 270 giorni delle anticipazioni bancarie su crediti. L’intervento è stato rivolto alle PMI con un numero di dipendenti non superiore alle 250 unità ed un fatturato entro i 50 milioni di Euro;
  • l’iniziativa a sostegno del credito retail “PIANO FAMIGLIE”, che prevede la sospensione dei rimborsi delle rate dei mutui per le famiglie in difficoltà a seguito della crisi. Piano Famiglie è diretto ad offrire uno strumento immediato di aiuto alle famiglie che hanno subito nel biennio 2010/2011 eventi particolarmente negativi, che comportino la perdita del reddito, quali la morte o l’insorgenza di condizioni di non autosufficienza, la perdita dell’occupazione, l’ingresso in cassa integrazione. La sospensione del rimborso delle rate potrà essere richiesta per un periodo di 12 mesi;
  • il fondo di credito per i nuovi nati, che prevede la concessione di un prestito di 5.000,00 Euro di durata non superiore ai 5 anni, a tassi agevolati, nei confronti di soggetti che esercitino la potestà genitoriale di bambini nati o adottati negli anni 2009, 2010, 2011;
  • “I prestiti della speranza”, in collaborazione con le Caritas diocesane, a favore sia delle famiglie naturali fondate sul matrimonio sia nei confronti delle micro-imprese;
  • la stipula di una convenzione per la concessione di ulteriori finanziamenti, con provvista concessa da Cassa Depositi e Prestiti (CDP). Con questo specifico intervento la Banca ha concesso delle somme che CDP, attraverso la rete delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali italiane, ha messo a disposizione delle piccole e medie imprese;
  • la stipula di una convenzione con la Provincia di Salerno per favorire la concessione di finanziamenti a piccole e medie imprese. L’Ente Provincia ha contribuito attraverso una partecipazione sul pagamento della quota degli interessi sui finanziamenti;
  • la realizzazione di una convenzione con BCC Credito Consumo, neonata società del Gruppo Bancario ICCREA, per favorire la clientela retail del Credito Cooperativo attraverso una vasta gamma di prodotti di finanziamento;
  • con l’obiettivo di facilitare l’accesso al credito della clientela, la stipula di una serie di convenzioni con Confidi Salerno, Confidi Province Lombarde, Confidi Campania e con il Consorzio Garanzia Collettiva Fidi tra imprese artigiane e piccole imprese della Regione Basilicata (CNA), il potenziamento dello strumento del Fondo di Garanzia (Legge 662/96) gestito presso Medio Credito Centrale;
  • Progetto Ulisse, finalizzato a trattenere i giovani più meritevoli disposti ad investire nel proprio paese; far rientrare ragazzi brillanti con buone idee imprenditoriali; consentire ai giovani di diventare protagonisti del proprio futuro;
  • nell’ambito della attività a sostegno del rispetto dell’ambiente e della diffusione delle energie alternative a basso impatto ambientale, in collaborazione, ad esempio, con il Comune di Sant’Arsenio, è stato predisposto un accordo al fine di concedere finanziamenti a tassi agevolati in favore di tutti i cittadini che intenderanno installare impianti fotovoltaici sulle abitazioni oppure sugli stabilimenti produttivi. L’iniziativa si inserisce nell’importante programma di sensibilizzazione dell’ambiente, di cui la Banca è sempre vigile e attenta. Inoltre, è nostra intenzione estendere l’iniziativa in tutti i 17 comuni presso i quali svolgiamo il servizio di tesoreria;

Sono due i principali progetti, che nel corso dell’ultimo anno, hanno visto la Banca rivolgersi al target dei giovani imprenditori.

Lo Shell InventaGIOVANI è un programma che ha proposto attività di formazione specifiche per giovani di età compresa tra 18 e 35 anni, domiciliati in Basilicata. L’obiettivo è la promozione ed il supporto dell’imprenditorialità giovanile, sostenendo i giovani nell’attività di valutazione per l’avvio di una carriera imprenditoriale, valutando la percorribilità del progetto, ponendo l’accento verso la vocazione territoriale. Il progetto, attualmente in corso di svolgimento, ha il patrocinio della Regione Basilicata, di Confindustria Basilicata e di Unibas. Si cercherà, attraverso ciò, di dare vita concretamente ad un progetto imprenditoriale nei territori lucani.

Parallelamente, è stato intrapreso un percorso, in collaborazione con SeF Consulting, la società di formazione del Credito Cooperativo, denominato “Giovani Imprenditori”. L’attività di studio ha visto una costante e forte collaborazione tra la Banca e i giovani imprenditori, cercando di analizzare il rapporto tra le due parti, individuando punti di forza da potenziare e punti di debolezza da migliorare. La Banca ha definito le linee strategiche da intraprendere per un’attenta politica rivolta ai giovani; mentre loro hanno analizzato il comportamento della Banca rispetto a bisogni ed esigenze. È emerso un quadro molto importante, reso noto nella Miniconferenza di SeF a Napoli, nel quale sono state confrontare strategie bancarie e risposte della clientela imprenditoriale giovanile, al fine di verificare se le attività fossero sulla stessa frequenza d’onda.

La Banca ha aderito al Protocollo d’intesa tra ABI e Ministero della Gioventù finalizzato a favorire l’accesso al credito di giovani studenti o laureati di età compresa tra 18 e 40 anni. Il Fondo - con una dotazione patrimoniale di 25 milioni di Euro - rilascia a favore delle banche e degli intermediari finanziari garanzie a prima richiesta, dirette, esplicite, incondizionate ed irrevocabili a copertura del 70% della quota capitale dei finanziamenti ammissibili, degli interessi contrattuali calcolati in misura non superiore al tasso legale e di mora e dei costi di recupero.

Inoltre, è in dirittura d’arrivo la conclusione di un ulteriore accordo di convenzione che favorirà l’acquisto della prima casa per le giovani coppie di età inferiore a 35 anni, con un reddito complessivo che non dovrà superare i 35.000 Euro, per importi di finanziamento non superiori ad € 200.000 Euro.

Proprio ieri, inoltre, abbiamo deliberato una misura di sostegno ai forestali che, proprio in questi giorni, sono stati licenziati. Il nostro intervento prevederà la sospensione dei pagamenti relativi ai finanziamenti contratti con la nostra banca per il periodo di un anno.

Tutte queste iniziative sono finalizzate a garantire un sostegno, reale e concreto, a chi si trova in una situazione di difficoltà, nonché finalizzati a concedere risorse ai giovani che vogliono costruire il proprio futuro nel nostro territorio.

DOMANDA 3: Come si muove la banca tra rispetto delle norme di concessione del credito ed esigenze dei soggetti fruitori del credito: famiglie, imprese, enti pubblici?

Risposta: Questa è una dicotomia sulla quale, a mio avviso, si gioca il futuro dell’intero sistema bancario nazionale.

La normativa bancaria e le nuove disposizioni emanate sia livello comunitario, sia a livello nazionale vanno in una precisa direzione, ossia quella di concedere finanziamenti a clienti meritevoli, che hanno avuto una storia bancaria senza alcun problema e che abbiano caratteristiche adeguate a rimborsare l’affidamento ricevuto.

Tali normative, quindi, comportano la graduale emarginazione dal mercato del credito di quei soggetti che non presentano elementi adeguati, dal punto di vista patrimoniale e reddituale.

Ed essendo normative cogenti, la banca non può non adeguarsi e procedere in una direzione diversa, anche perché sono normative finalizzate al rafforzamento delle banche, per evitar fenomeni di crisi e di fallimento, come ce ne sono stati in questi ultimi tre anni.

Tuttavia, noi siamo una Banca di Credito Cooperativo. E la caratteristica principale delle Banche di credito cooperativo è di essere società cooperative per azioni, mutualistiche e locali. La mutualità, elemento distintivo del nostro sistema, ha l’obiettivo di mettere al centro della propria attività il cliente ed il socio, il quale è interessato ai mutui benefici, ai vantaggi reciproci che può ottenere dall’appartenenza all’impresa. L’assenza di una finalità speculativa distingue la presenza delle Banche di Credito Cooperativo sul mercato, gli stili di governo, i modelli organizzativi, le scelte strategiche, l’operatività di questa tipologia d’impresa. In definitiva il mutualismo, vero punto di forza del nostro sistema e inteso come modo alternativo di produrre ricchezza, sia sociale sia economica, presuppone una cultura di impresa coerente, plurale e solidale. In questa ottica, di certo il sistema creditizio locale rappresenta una spinta propulsiva per l’economia e l’impresa locale, in quanto la conoscenza del cliente deve spingere ad una valutazione non fredda e tecnica dei dati che caratterizzano l’impresa cliente, ma deve porsi come elemento, direi, bidirezionale.

Mi spiego meglio. La reciproca conoscenza deve:

  • dal punto di vista banca verso cliente: la banca deve far capire al cliente che una sana rappresentazione della propria situazione reddituale e patrimoniale è elemento basilare per poter decidere la miglior forma di finanziamento possibile e sostenibile nel tempo, perché una forma di finanziamento sbagliata rischia di creare non pochi problemi di gestione all’impresa, nonché per poter ottenere tassi e condizioni migliori sui finanziamenti;
  • dal punto di vista cliente verso banca: il cliente deve capire che, ormai, un’errata rappresentazione dei propri dati patrimoniali e reddituali, magari dettata da motivazioni fiscali, non porta, nel lungo periodo, ad alcun vantaggio economico, ma comporta notevoli rischi di tenuta dell’impresa, che può essere sottoposta ad accertamenti, con il rischio di trovarsi in situazioni di tensione finanziaria.

Il modo, quindi, di conciliare questa dicotomia, per noi banche locali, è di sfruttare la profonda conoscenza del cliente per intavolare, con lo stesso, un rapporto di reciproco scambio e condivisione delle notizie e dei dati, al fine di calibrare il finanziamento che la banca concede alle reali esigenze e necessità del cliente.

Nella relazione all’ultimo bilancio approvato dalla nostra Banca, ricordavo che lavorare con la sola ossessione del profitto senza ricordare che la consapevolezza risiede nel tessuto sociale, nei valori di banca mutualistica del territorio, significa un quasi certo depauperamento del patrimonio che, con enormi sforzi, è stato costruito, mirabilmente, mattone dopo mattone, da chi ci ha preceduto.

DOMANDA 4: Qual è la sua ricetta per la riconquista della fiducia?

Risposta: Il contesto sociale, politico ed economico che viviamo non infonde, sicuramente, un clima di fiducia e di ottimismo per creare un percorso di crescita e di sviluppo futuro; le notizie che ogni giorno sentiamo ci spingono a chiuderci, a tentare di difendere con i denti quello che abbiamo, con la paura di poterlo perdere facilmente.

Ma questo atteggiamento non potrà portare molto lontano e, soprattutto, è estremamente rischioso se condotto a livello di sistema.

Ritengo, invece, illuminante una frase riportata dal Presidente della Federazione Nazionale del Credito Cooperativo, Alessandro Azzi, in una sua recente circolare, ossia che nonostante il downgrading del debito Usa da parte di un’agenzia di rating, i titoli di stato americani continuano ad essere ritenuti stabili e sicuri, grazie alla fiducia che, nonostante tutto, gli investitori hanno nei confronti dell’amministrazione Usa.

Su questo ho riflettuto, concordando sull’elemento alla base di questo fenomeno, ossia la fiducia. Con la fiducia i clienti continuano a credere nella solidità del proprio istituto di credito, anche in una fase non certo positiva.

Per mantenere questa fiducia occorre, a mio avviso, puntare su un rapporto col cliente “semplice”. “semplice” non nel senso “semplicistico”, ma semplice per dire chiaro, trasparente, un rapporto nel quale io banca ti metto al centro dell’attenzione e ti spiego, in maniera comprensibile e umana, la tua situazione finanziaria, cosa accade all’economia, e quali son le migliori scelte finanziarie che tu puoi fare.

Non bisognerà mai dimenticare la missione etica e sociale, che svolgiamo per le nostre comunità. Coerenti con lo spirito cooperativo deve essere sinonimo di trasparenza e chiarezza nel rapporto col cliente, perché non si può essere coerenti col proprio essere se, poi, ci si comporta come un istituto di credito lontano dalla gente comune. Conformi deve voler dire operare con criteri di rispetto della normativa e delle disposizioni interne, muovendosi sempre nell’ambito di confini certi e definiti, evitando operazioni di carattere strano o “diverso”, che possano mettere in difficoltà la singola Bcc, prima, parte del sistema o, addirittura, l’intero sistema, poi. Competitivi si diventa se si opera, come Bcc, nel’ambito dei criteri di coerenza e conformità sopra enunciati.

In questo modo, riesco ad incrementare la consapevolezza del cliente, riesco a fargli acquistare anche prodotti più complessi, riprendendo l’indicazione del Presidente Azzi, di fare commissioni con prodotti a maggiore valore aggiunto e, soprattutto, fidelizzo sempre più il mio cliente.

Quindi, fondamentali diventano i valori alla base del “fare banca”. Oggi si sente un estremo bisogno del ritorno a valori di umanità, rispetto reciproco e sostegno in tutti i campi. Fare banca in questo modo garantirà, secondo me, un incremento della fiducia della clientela verso le banche e, perché no, un incremento della clientela, anche in una fase di incertezza come l’attuale.