Il punto di...

Relazione convegno “Internazionalizzazione delle Imprese”

Convegno a San Rufo (Salerno) il 4 aprile 2008 - Ordine Dotori Commercialisti

Sovente nella letteratura e nelle mode manageriali emergono fenomeni che sono stati percepiti solamente sulla base di deboli segnali. Per qualche tempo, spesso per alcuni anni, un manager alla moda deve includere i termini che designano i fenomeni, quanto meno nel suo dizionario o, se è veramente bravo, nella sua pratica manageriale. Se poi i termini che designano tali fenomeni sono particolarmente evocativi, possono avere così successo da accedere alla stampa di grande diffusione.

Permettetemi, prima di continuare, di fare due citazioni tratte, rispettivamente, da Il futuro di noi tutti, testo elaborato dalla Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo, e dal romanzo di fantasia Jurassic Park.

La prima così recita:

“Verso la metà del XX secolo abbiamo potuto vedere, per la prima volta, il nostro pianeta dallo spazio”.

La seconda invece:

“Ecco la dinamica non lineare. I processi sono sensibili alle condizioni iniziali: differenze microscopiche vengono amplificate. Questo viene definito l’effetto farfalla. Una farfalla batte le ali a Pechino e il tempo cambia a New York”.

È interessante notare come sia in un testo “serio”, sia in un testo di fantasia a sfondo scientifico appaia in modo evocativo ed emotivamente coinvolgente il tema del nostro pianeta visto come un unicum caratterizzato nelle sue parti da forti correlazioni sistemiche.

Perciò, non è stupefacente se il termine globalizzazione è stato fortunato ed ha effettuato l’intero percorso, partendo da un segnale debole e arrivando fino all’immaginario collettivo.

Ciò si può affermare non solo per il termine in sé, ma anche per i suoi derivati, come globale, globalizzare ecc.

L’opinione diffusa è che in quest’epoca siamo di fronte ad un dispiegamento spaziale delle relazioni sociali ed economiche senza precedenti, con una crescente interdipendenza delle nazioni nel mondo, attraverso un crescente volume ed una crescente varietà di transazioni cross-border in beni e servizi, e con un aumento dei flussi di capitale internazionali.

Si sente affermare, da più parti, che viviamo in un’era in cui la vita sociale è per lo più determinata da processi globali, nei quali si stanno dissolvendo le culture nazionali e i confini nazionali.

Al centro di questa ipotesi vi è la nozione di un recente, quanto rapido processo di globalizzazione economica.

Si sostiene che è emersa, o sta emergendo, un’economia effettivamente globale, nella quale le singole economie nazionali, e quindi le strategie interne di gestione nazionale dell’economia, tendono a diventare sempre più irrilevanti: l’economia mondiale si è internazionalizzata nella sua dinamica di base, è dominata da forze di mercato incontrollabili e i suoi principali attori economici e i suoi fondamentali agenti del cambiamento sono società, che, effettivamente, non devono fedeltà a nessuno Stato nazionale e che si localizzano sul mercato globale, ovunque lo imponga il profitto.

Tali processi di integrazione e di unificazione dei mercati vengono definiti, come detto, con la locuzione “globalizzazione dei mercati”, espressione usata per la prima volta da Theodore Levitt, professore di marketing presso la Harvard Business School, in un suo articolo del 1983. Nell’articolo in questione, Levitt afferma che la tecnologia è la forza che spinge il mondo intero verso una progressiva standardizzazione dei comportamenti, dei modi di pensare, degli stili di vita e, soprattutto, delle modalità di consumo.

L’autore, infatti, sostiene: “una forza di grande potenza, la tecnologia, spinge il mondo verso modelli sempre più uniformi e convergenti. Questa forza ha reso accessibili a tutti le comunicazioni, i trasporti, i viaggi. Essa ha fatto sì che anche nei luoghi più isolati e fra le popolazioni più povere sia finito il richiamo del mondo moderno. Praticamente ogni uomo della terra desidera tutte le cose di cui ha sentito parlare, o che ha potuto vedere o sperimentare grazie alle nuove tecnologie. Da tutto ciò nasce una nuova realtà commerciale, e cioè l’emergere dei mercati globali per i prodotti di consumo standardizzati di dimensioni inimmaginabili in precedenza”.

Non c’è dubbio che, all’incirca mezzo secolo fa, il mondo era sostanzialmente un mosaico di economie nazionali relativamente autosufficienti per alcuni prodotti. I sistemi produttivi nazionali erano in qualche misura reciprocamente protetti dall’effetto distanza e dai costi di trasporto, ed erano reciprocamente separati a causa della proprietà locale delle aziende e delle politiche nazionali, che proteggevano la produzione interna con barriere doganali, sostegni all’industria e agevolazioni di ogni genere. Oggi, invece, il cambiamento rappresenta una costante; le regole del gioco mutano velocemente e l’imprevedibilità di molti eventi crea particolari turbolenze; ma è soprattutto la contestualità dei fenomeni, a cui si assiste da alcuni anni, che conferisce, al momento storico che stiamo attraversando, un aspetto nuovo. Questo aspetto, come detto, è stato ampiamente facilitato dall’introduzione delle nuove tecnologie informatiche, che hanno rivoluzionato il modo di comunicare fra gli operatori dislocati a notevole distanza fra di loro.

Ormai, questo processo, tanto dibattuto, sembra aver coinvolto tutti i campi nei quali si svolge l’attività delle imprese.

In un’economia globalizzata, le singole economie nazionali sono ricondotte e riarticolate nel sistema economico mondiale da processi e transazioni internazionali.

Tale sistema diviene più autonomo e perde le sue radici nazionali, in quanto mercati e produzioni diventano realmente globali.

Si verifica una trasformazione delle imprese multinazionali in imprese transnazionali, che diventano i capisaldi dell’economia mondiale. Tali imprese non hanno una specifica identificazione nazionale, con un gruppo dirigente internazionalizzato, con la volontà di insediarsi ovunque nel mondo, per ottenere i rendimenti più elevati. Non hanno una sede nazionale principale; operano sui mercati globali attraverso operazioni globali. Non sono più controllate, e nemmeno vincolate, dalle politiche di un qualche Stato nazionale, sfuggono a tutte le regole, se non a quelle comunemente accettate e fatte rispettare a livello internazionale. Le imprese transnazionali sono la piena manifestazione di un’economia effettivamente globalizzata.

Inoltre, diventa problematico regolamentare mercati globali socialmente decontestualizzati e diventa difficile costruire modelli efficaci e integrati di politiche pubbliche nazionali e internazionali, per far fronte alle forze di un mercato globale.

La potenza nazionale non può più imporre i suoi specifici obiettivi di regolamentazione né sul proprio territorio né altrove, con un generale affievolimento dei poteri disciplinari degli Stati nazionali.

Noi siamo una banca locale, che investe su questo territorio e che vuole far crescere questo territorio in tutti gli aspetti del vivere moderno, economico, sociale, culturale.

Il nostro obiettivo è investire sul territorio, supportando le iniziative tese a creare nuove iniziative che creino occupazione e possano, in definitiva, creare i presupposti per un futuro migliore per i giovani che vogliono vivere e realizzarsi in questo nostro comprensorio;

Noi non siamo una banca che va alla ricerca di clienti fuori dalla nostra area di competenza, come fanno le altre banche; noi investiamo tutti i nostri soldi sul nostro territorio, perché siamo convinti che una banca di credito cooperativo debba far crescere il territorio in cui opera. Con la crescita del territorio, cresciamo anche noi come banca.

Sostenere le comunità locali, creare ricchezza economica, sociale e culturale significa far crescere il contesto geografico in cui la banca opera; in tal modo il benessere ritornerà, con un rigenerante vantaggio in banca e la banca, a sua volta, investirà ancor di più sul territorio. In tal modo si crea il Circuito del Progresso, che vede la banca promotrice di sviluppo e ricevente sviluppo.

Per tali motivazioni, le Banche di Credito Cooperativo presenti sul territorio, insieme alle strutture di categoria, quali Iccrea Banca, sono in grado di offrire tutti i servizi di consulenza sulle operazioni delle imprese da e verso l’estero, quali credito documentario, consulenza su transazioni estere, operatività su rapporti in valuta estera.

Questo perché tutti i discorsi sulle volontà di crescita e progresso economico del nostro territorio sono inutili se poi non riusciamo a dare, oggi, quei servizi che spingono le imprese ad estendersi nelle località estere dove interessanti sono le opportunità di profitto.

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