Che cosa è l’Unione Economica e Monetaria?

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Bisogna innanzitutto precisare che il progetto di Unione Economica e Monetaria deriva direttamente dal Rapporto sulla Unione Economica e Monetaria nella Comunità europea approvato dal Consiglio europeo nel mese di giugno 1989.

 

Successivamente gli aspetti essenziali del progetto sono stati codificati nel Trattato di Maastricht, entrato in vigore nel 1993, che estende e modifica il Trattato di Roma del 1957, istitutivo della Comunità Europea.

 

Il Trattato di Maastricht individua nell’Unione Economica e Monetaria, insieme al Mercato unico, lo strumento per migliorare il tenore economico e la qualità della vita dei cittadini europei e per favorire una crescita sostenibile non inflazionistica.

 

Secondo il Trattato di Maastricht, l’Unione Economica e Monetaria rappresenta uno strumento per realizzare obiettivi principalmente qualitativi e precisamente: “uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche nell’insieme della Comunità, una crescita sostenibile, non inflazionistica e che rispetti l’ambiente, un elevato grado di convergenza dei risultati economici, un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale e la solidarietà tra gli Stati membri” (art. 2)

 

Anche quando vengono richiamati obiettivi quantitativi, questi sono, sempre, accompagnati da eccezioni qualitative (crescita senza inflazione, sostenibile e che rispetti l’ambiente; miglioramento del tenore e della qualità di vita, ecc.).

 

L’Unione Economica e Monetaria viene realizzata per fasi successive, ciascuna delle quali delimitata da una precisa data di inizio e ciascuna caratterizzata da obiettivi che devono essere tassativamente conseguiti.


Questa scelta si giustifica con il fatto che i Paesi firmatari del Trattato di Maaastricht, pur presentando posizioni di partenza molto diverse sia dal punto di vista economico sia da quello istituzionale, si sono formalmente impegnate, con l’eccezione del Regno Unito e della Danimarca, ad adottare la moneta unica nella terza fase dell’Unione Economica e Monetaria.

 

Nella prima fase dell’Unione Economica Monetaria, iniziata il 1° luglio 1990 e terminata il 31 dicembre 1993, è stato completato il Mercato Unico con la rimozione delle residue restrizioni ai movimenti di capitale.

 

La seconda fase, iniziata il 1° gennaio 1994, ha visto compiersi il processo di convergenza delle condizioni macroeconomiche e istituzionali e svolgersi la preparazione tecnica alla moneta unica da parte dell’Istituto monetario europeo e della Banca centrale europea, tuttora impegnata in questa opera.

 

La terza fase dell’Unione Economica e Monetaria, iniziata il 1° gennaio 1999, vedrà la graduale introduzione della moneta unica e l’attribuzione della competenza di gestire la politica monetaria e del cambio al Sistema Europeo delle Banche Centrali.

 

Al fine di conseguire gli obiettivi dell’Unione Economica e Monetaria, il Trattato di Maastricht precisa che l’azione degli Stati membri e dell’Unione europea dovrà essere ispirata al principio della stabilità economica e finanziaria.
Attribuisce, inoltre, fondamentale importanza alla stabilità della situazione di bilancio, tanto da considerarla come principio direttivo cui le azioni della Comunità e degli Stati membri dovranno attenersi. I richiami alla stabilità economica e finanziaria trovano la loro codificazione nei parametri di convergenza e nel Patto di stabilità e crescita.

 

La valutazione della convergenza economica dei Paesi membri dell’Unione europea è basata sui precisi criteri quantitativi, i cosiddetti parametri di convergenza.

 

I requisiti che sono stati utilizzati per selezionare gli undici Paesi che adottano l’euro dal 1° gennaio 1999 sono:

  • stabilità dei prezzi;
  • sostenibilità della posizione finanziaria pubblica;
  • stabilità del cambio;
  • tassi d’interesse bassi che riflettano l’aspettativa di un durevole processo di convergenza.

Molti si chiedono: quali saranno i cambiamenti più significativi per il sistema economico italiano?

 

L’impegno del nostro Paese verso la convergenza economica ha già prodotto alcuni risultati, come la riduzione dell’inflazione, il calo dei tassi di interesse e il graduale rafforzamento della finanza pubblica. Tuttavia, con l’introduzione dell’euro e del relativo quadro istituzionale previsto dal Trattato di Maastricht, sarà più facile completare il risanamento ed evitare che situazioni di squilibrio delle finanze pubbliche si possano verificare in futuro. In generale, è prevedibile che l’introduzione della moneta unica comporti l’aumento della concorrenza in alcuni settori dell’economia italiana finora meno esposti al confronto internazionale. In particolare, il sistema bancario e finanziario non sarà più segmentato dalla presenza di più monete e risulterà, quindi, più aperto e maggiormente sottoposto a pressioni competitive.

 

Il fallimento dell’Unione Economica e Monetaria avrebbe effetti deleteri per tutti. Senza una moneta unica vi è un maggior rischio di svalutazione di alcune valute rispetto ad altre e un’incertezza generale legata ai tassi di cambio. Le svalutazioni significano una perdita di benessere in tutta la Comunità e l’incertezza non favorisce mai una crescita economica. Nei Paesi in cui si verificano, le svalutazioni fanno salire l’inflazione a causa del maggior costo delle importazioni, che spesso si traducono in un aumento dei tassi di interesse.