Cos’è la “Gestione Patrimoniale”

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Il “Punto...” di questo mese prende spunto da una domanda frequente che ci viene rivolta dai piccoli risparmiatori: che cos’è la “gestione patrimoniale”.

La “gestione patrimoniale” consiste in un mandato conferito ad un intermediario finanziario abilitato a gestire, in maniera discrezionale, le somme conferite investendo e disinvestendo in valori mobiliari. Il fine è quello di ottimizzare la redditività del capitale affidato in linea con il profilo di rischio e di liquidità prescelto.

È un servizio personalizzato ove le somme liquide affluiscono in un c/c di gestione di pertinenza del cliente ed i valori mobiliari in portafoglio in un deposito titoli intestato a quest’ultimo.

Il gestore, ovviamente, per poter operare deve poter disporre sia delle somme liquide del c/c che dei valori del deposito titoli.

Ma tale discrezionalità operativa può essere di due tipi in base al mandato: senza preventivo accordo con il cliente, che è il caso generalizzato, e con preventivo accordo, tipologia riservata normalmente solo ai clienti particolari, in possesso di una notevole competenza finanziaria e di somme ingenti.

La gestione ha una durata indeterminata ed il cliente può richiedere in qualsiasi momento il rimborso parziale o totale del suo capitale. I tempi di rimborso sono veloci e coincidono con quelli necessari per disinvestire i titoli in portafoglio.

A tempi predeterminati viene inviato al cliente un rendiconto sulla situazione e sull’andamento della gestione.

Le gestioni patrimoniali, indipendentemente dalle varie linee d’investimento che offrono, possono essere suddivise in due grandi categorie: le gestioni patrimoniali mobiliati (GPM) e le gestioni patrimoniali in fondi comuni (GPF).

Le prime consistono in acquisti/vendite fatti direttamente dal gestore sul mercato mobiliare, che in genere è quello nazionale ove è altamente specializzato. Si rileva, però, che se nel paniere della linea di gestione sono anche contemplate percentuali d’investimento su mercati esteri, il gestore, ove non abbia una conoscenza specifica, ricorre di norma, a quote di fondi comuni specializzati su tali mercati.

Inoltre, questo tipo di gestione, per una necessaria e congrua diversificazione degli investimenti, principio base di qualsiasi portafoglio, è accessibile e conveniente solo ai clienti che possono conferire somme rilevanti.

Le seconde (GPF) sono, di contro, caratterizzate dal fatto che il gestore, sempre ai fini di una valida diversificazione, effettua acquisti/vendite solamente di quote di fondi comuni e azioni sicav. Queste gestioni si rivolgono a qualsiasi categoria di risparmiatori, anche a quelli che possono conferire capitali d’importo medio/basso.

Tutte le gestioni patrimoniali, similmente ai fondi comuni, devono avere alla base un servizio di asset management che ha lo scopo primario della costruzione di un portafoglio efficiente, in cui sia ottimizzata la correlazione rischio/rendimento rispetto agli obiettivi prescelti dall’investitore. Tale servizio si estrinseca sia nella costruzione del portafoglio che nell’identificazione del parametro di riferimento, o benchmark, e nella misurazione della perfomance.

In una analisi macroeconomica della allocazione del risparmio delle famiglie, si rileva negli ultimi anni una crescita notevole del risparmio gestito. Ovvero, della scelta di impiego del risparmio non più decisa dal singolo, ma delegata ad intermediari finanziari. Il grande volume dei flussi ha portato detti intermediari ad operare su un mercato finanziario globalizzato ed alla creazione di prodotti finanziari sempre più innovativi e sofisticati.

Si riscontrano nel settore del risparmio gestito molteplici tipologie di intermediari finanziari che spesso si sovrappongono a livello operativo: banche, società di intermediazione mobiliare, assicurazioni, società di gestione del risparmio ecc.

Da qualche mese la nostra banca (ndr BCCRoscigno) ha inserito nella propria struttura organizzativa un “ufficio finanza” composto da esperti in risparmio gestito.

Tale ufficio ha la funzione di interfaccia tra la clientela ed i responsabili della banca stessa. Ossia, dopo attenta analisi, dovrà proporre e vendere il prodotto finanziario che sia veramente il più adatto al singolo cliente, alle sue reali esigenze e propensioni, nonché seguire gli investimenti per eventuali modifiche che si rendano necessarie.

Costituire questo “nuovo ufficio” è stato indubbiamente un costo operativo aggiuntivo ma necessario per adeguarsi alla mutata maniera di essere banca: una impresa diversificata tra l’intermediazione creditizia e l’intermediazione mobiliare.